Adriana Carletti usa i voucher. Li usa soprattutto a partire dalla seconda decade di ottobre, quando la sua azienda, specializzata nella coltivazione del kiwi, inizia la raccolta. «Sono uno strumento utile, senz’altro – dice la titolare della Sant’Egidio di Aquileia –. Il problema è che negli ultimi due anni le cose sono cambiate. In peggio».
Le questioni aperte sono di burocrazia, sottolinea Carletti. E pesano sulle imprese proprio nei momenti meno opportuni, quelli di maggior lavoro. «Due anni fa – racconta la titolare dell’azienda aquileiese –, proprio a inizio raccolta si è creato l’intoppo con il metodo telematico. Noi ci siamo attrezzati, mentre l’Inps non era ancora pronto a gestire la novità. L’anno scorso, invece, sempre in occasione dell’avvio della raccolta, sono stati introdotti gli obblighi della comunicazione almeno 60 minuti prima di inizio lavori, con durata della prestazione non superiore a 3 giorni. Regole chiare, ma che in campagna non è sempre possibile assecondare. Perché in campagna si può uscire ed essere costretti a rientrare causa pioggia, non si hanno mai certezze». La svolta negativa dunque, secondo Carletti, «è stata l’estensione della possibilità di utilizzare i voucher anche ad altri settori lavorativi, che hanno tra l’altro avuto a disposizione maggiore flessibilità rispetto all’agricoltura. L’unica soluzione, a questo punto, è la definizione di formule diverse, adeguate per ciascun comparto».
22 Febbraio 2017
TROPPI VINCOLI PENALIZZANO L’UTILIZZO IN AGRICOLTURA