16 Maggio 2008
Prosciutti con cosce “estere”

Ben quattro prosciutti su cinque sono stranieri ma non si vede. Sui banchi dei negozi l’80 per cento dei prosciutti sono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta.
“Lo abbiamo denunciato più volte – afferma il presidente della Coldiretti del Friuli Venezia Giulia Dimitri Zbogar – e continueremo a farlo e questo – continua il presidente – è conseguente anche allo sciopero del prosciutto al quale hanno già aderito gli allevatori che rappresentano il 70 per cento dei maiali italiani dei circuiti a denominazione di origine che comprendono sedici specialità della salumeria Made in Italy e tra queste anche il prosciutto di San Daniele”.  
Sulla questione economica e dei costi entra nel merito il direttore della federazione regionale Elsa Bigai: “i consumatori – spiega - affrontano le difficoltà degli alti prezzi al mercato mentre agli allevatori nelle stalle vengono riconosciute quotazioni insostenibili addirittura sotto i costi di produzione nonostante siano drasticamente aumentati le spese per l'alimentazione degli animali ai quali si sono aggiunti rincari nelle spese energetiche e la necessità di investimenti nelle strutture e nei mezzi aziendali per rispettare gli obblighi comunitari”.
A fronte di un prezzo medio per il prosciutto di 24,55 euro al chilo pagato dai consumatori nei negozi, agli allevatori italiani viene riconosciuto un compenso di appena 1,08 euro al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione. Questo rischia di far chiudere le stalle, di compromettere la filiera e con esse le specialità della salumeria Made in Italy.
“La forbice tra prezzi alla produzione e quelli al consumo - precisa la Bigai - impone la differenziazione del prezzo tra il maiale nazionale destinato alle denominazioni di origine e quello da macelleria fresca.  Ma serve soprattutto - conclude il direttore - una norma che renda obbligatoria l'indicazione della zona di provenienza della carne di maiale e dei prodotti da macelleria, considerato che sono 40 milioni i prosciutti arrivati in Italia in un anno dall’estero che rischiano di venire spacciati come Made in Italy”.