24 Aprile 2008
Moria api

“Bisogna fare chiarezza al più presto possibile, sulle cause che stanno provocando moria di api che ha ridotto il patrimonio apistico nazionale dal 30 al 50, mettendo a rischio oltre la produzione di miele, anche l’equilibrio naturale globale con effetti anche sulla salute e l’alimentazione”.
La Coldiretti del Friuli Venezia Giulia, a questo proposito, esprime una forte preoccupazione, ma soprattutto rivolge un invito che ha l’obiettivo di individuare quanto prima i rimedi sul fenomeno.
“Il mondo agricolo – spiega il direttore della Coldiretti regionale Elsa Bigai – si sente fortemente coinvolto su questo tema. È un argomento che interessa prima di tutto l’agricoltura visto e considerato che la produzione di mele, pere, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e, colza – puntualizza la Bigai - dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti, come pure la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api, ma le api – aggiunge il direttore - sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica ed il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento”.
Nel 2007 la perdita in Italia di 200 mila alveari ha provocato un danno economico per la mancata impollinazione pari a 250 milioni di Euro.
Secondo stime, la produzione totale di miele in Italia nel 2007 è stata attorno alle 10 mila tonnellate grazie a circa un milione di alveari, gestiti dai 7.500 apicoltori professionisti e moltissimi hobbisti che hanno totalizzato un fatturato stimato in circa 25 milioni di euro. In Friuli Venezia Giulia il patrimonio è di circa 27 mila alveari, con una produzione media di 25 chilogrammi di miele per alveare. Gli apicoltori sono circa mille e 800 con circa il 5 per cento di professionisti, con una mole lavoro di una giornata per alveare.
“Sono dati significati per la nostra regione – rileva la Bigai – ma non constatiamo una sufficiente attenzione sul problema. Il fenomeno va monitorato e la scienza con le istituzioni deve venirci incontro. Quanto prima ci aspettiamo delle risposte. Il mondo agricolo è disposto a collaborare. Gli agricoltori a questo proposito saranno sempre più attenti con gli interventi in campagna, per ridurre al minimo l’impatto, vogliamo sapere se le cause possono essere determinate anche da prodotti che sono in commercio e che sono nocivi senza che questo si sappia. In questo senso – conclude il direttore  della Coldiretti – ci aspettiamo un impegno straordinario, noi siamo in prima linea per sostenere tutte le iniziative che possono dare una risposa positiva al problema.