5 Novembre 2013
MADE IN ITALY

È apprezzabile la tempestiva azione messa in campo dai Nuclei Antifrodi Carabinieri del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con il coinvolgimento dell’Interpol per fermare la vendita online dei cheese-kit in Nuova Zelanda e Australia, dopo appena due settimane dalla nostra denuncia pubblica nel corso del Forum Internazionale dell’Agroalimentare di Cernobbio. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che purtroppo la vendita dei kit per falsificare i più famosi formaggi italiani, riguarda tutti i continenti dall’Oceania alle Americhe fino all’Europa  dove è possibile acquistarli addirittura da una azienda della Gran Bretagna che fa parte dell’Unione Europea di cui dovrebbe rispettare le regole. Inoltre - sottolinea la Coldiretti – i miracolosi kit promettono di riuscire falsificare anche i formaggi italiani più prestigiosi, dal Parmigiano Reggiano al Pecorino Romano, oltre a mozzarella, ricotta, burrata, mascarpone. Particolarmente grave - continua la Coldiretti - è il fatto che ad essere coinvolta sia una azienda della Gran Bretagna che fa parte dell’Unione Europea e che dovrebbe quindi intervenire direttamente per fermare questo scandaloso scempio. Invece l’offerta trova ampio spazio nel mercato di internet dove viene dedicata una particolare attenzione all’arte di fare formaggi in casa, con una curiosa spiegazione delle differenze principali tra le diverse denominazioni. I kit per la produzione di Parmigiano o Romano messi in vendita dalla ditta inglese costano ben 102,38 sterline pari a 120 euro mentre quello per la Mozzarella Cheese costa 25 sterline, pari a 30 euro circa. Nella confezioni in vendita per i due prestigiosi formaggi a pasta dura è contenuta però anche una piccola pressa da formaggi. Si possono lavorare, con gli ingredienti a disposizione, circa 8 litri di latte per volta e, complessivamente, 40 litri di latte. “La mozzarella - si legge nelle istruzioni - non è il formaggio più facile da fare e richiede un po’ di pratica per perfezionare l’operazione di estensione della cagliata. Se i vostri primi due tentativi sono deludenti – si puntualizza - non fatevi scoraggiare. Sarete ricompensati”. La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy costa all’Italia trecentomila posti di lavoro che si potrebbero creare nel Paese con una seria azione di contrasto a livello nazionale e internazionale particolarmente importante in un momento di crisi, secondo il nuovo rapporto 2013 “Agromafie” sui crimini agroalimentari elaborato da Eurispes e Coldiretti. Con il fatturato del falso Made in Italy, che solo nell’agroalimentare ha superato i 60 miliardi di euro, la lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano per le Istituzioni un’ area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione. Il fatturato delle esportazioni agroalimentari nazionali, che ha raggiunto la cifra record di 34 miliardi nel 2013, potrebbe addirittura triplicare, ma alla perdita di opportunità economiche e occupazionali si somma - conclude la Coldiretti - il danno provocato all’immagine dei prodotti nostrani soprattutto nei mercati emergenti dove spesso il falso è più diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori. Il cosiddetto “Italian sounding” colpisce i prodotti più rappresentativi dell’identità alimentare nazionale.