“Un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio made in Italy contiene materie prime straniere all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole”. Lo denuncia il presidente di Coldiretti del Fvg Dario Ermacora che ha partecipato ieri con il direttore Angelo Corsetti e 150 giovani imprenditori del Fvg di Coldiretti al presidio sul Brennero per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. “Abbiamo manifestato – ha aggiunto – per chiedere l’obbligo dell’etichettatura e della tracciabilità soprattutto sulle carni a difesa e nell’interesse anche del consumatore. E per interrompere il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno attraversano le frontiere per riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come made in Italy” - aggiunge Ermacora – che sottolinea che “gli inganni del finto made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”.
In collegamento diretto con il Brennero, nel centro della Food Valley italiana a Reggio Emilia, migliaia di allevatori hanno manifestato per salvare il vero prosciutto italiano assunto a simbolo della difesa del made in Italy nei confronti delle imitazioni provenienti dall’estero. Anche a Reggio Emilia è stata presente una delegazione di 150 Coldiretti del Fvg guidata dai presidenti di Udine, Rosanna Clocchiatti, di Pordenone Cesare Bertoia, di Gorizia Antonio Bressan, di Trieste Dimitri Zbogar, e dai direttori di Gorizia-Trieste Ivo Bozzato e di Pordenone Claudio Bressanutti. A Reggio Emilia presenti anche rappresentanti della Provincia di Pordenone e di una quarantina di amministrazioni comunali del Fvg con i gonfaloni.
Autobotti, camion frigo, container sono stati verificati dagli agricoltori e dagli allevatori per smascherare il "finto made in Italy" diretto sulle tavole in vista del Natale, all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti. Attraverso il valico del Brennero giungono in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri ma anche milioni di cosce di maiale per fare i prosciutti, conserve di pomodoro, succhi di frutta concentrati e altri prodotti che, come dimostra il dossier elaborato dalla Coldiretti per l’occasione, stanno provocando la chiusura delle stalle e delle aziende agricole con la perdita di migliaia di posti di lavoro.