Con la crisi arriva la prima pasta in cui l’Italia, i suoi imprenditori e il lavoro degli italiani sono protagonisti dal campo allo scaffale. L’iniziativa è della Coldiretti, di Coop Italia e di Legacoop Agroalimentare, le più grandi organizzazioni dei produttori agricoli e della distribuzione italiana, che hanno scelto il prodotto-simbolo della cucina nazionale per avviare una collaborazione senza precedenti. E’ stata presentata il 20 aprile a Roma nella sede di Coldiretti a palazzo Ruspigliosi e – spiega il direttore di Coldiretti Fvg Angelo Corstetti – “rappresenta un modello da imitare anche in Fvg per creare filiere agroalimentari dai capi allo scaffale al fine di una distribuzione più equa del valore”.
Secondo Coldiretti, infatti, con la pasta tutta italiana nasce la prima esperienza di co-imprenditorialità con un accordo diretto tra consumatori e produttori che garantisce la provenienza e la tracciabilità, accorcia la filiera e assicura una equa distribuzione del valore. Così facendo viene offerto ai consumatori un prodotto di altissima qualità che valorizza il territorio, il grano e il lavoro degli italiani, a partire dalle aree più difficili del Paese.
Una sorta di “compromesso storico” della tavola tra soggetti a volte antagonisti lungo la filiera che nell’interesse generale hanno deciso però di mettere insieme le risorse migliori dell’Italia e degli italiani: 100 per 100 italiano è il grano, 100 per 100 italiani sono i luoghi di produzione e vendita, 100 per 100 italiani sono gli imprenditori, le più grandi organizzazioni dei produttori agricoli e della distribuzione italiana. La nuova pasta ha un enorme impatto ambientale, economico e nutrizionale. La produzione nazionale della materia prima e la sua lavorazione esclusivamente in Italia consente di salvare dall’abbandono interi territori situati in aree difficili nel sud del Paese, ma anche di garantire occupazione e reddito ad agricoltori e lavoratori in un momento di crisi.
Tra gli importanti attori del progetto c’è infatti il pastificio Cerere del Consorzio Agrario Lombardo Veneto situato in provincia di Enna nel cuore della Sicilia da dove viene il grano che sarà pagato agli agricoltori ad un prezzo premiante per il produttore sulla base dell’accordo di co-imprenditorialità. L’origine del grano è un vantaggio anche per i consumatori per la maggiore qualità complessiva e il minore contenuto di aflatossine, classificate potenzialmente cancerogene, che aumentano con i lunghi trasporti nel grano importato e la conservazione in ambienti umidi, come ha confermato il nutrizionista Giorgio Calabrese.
La pasta di altissima qualità della filiera agricola italiana nasce - sottolineano Coldiretti, Coop e Legacoop Agroalimentare- dal grano coltivato nei campi degli agricoltori della Coldiretti e arriva negli scaffali degli oltre 1400 punti vendita di Coop con il marchio unico 100 % Italia: 5 formati di pasta di grano duro trafilata al bronzo, essiccazione lenta, qualità ottima, no ogm. Il primo di una linea che a regime includerà altri prodotti eccellenti della tradizione gastronomica italiana. Non è un caso che a cucinare per la prima volta la pasta sia stato scelto uno chef italianissimo, un maestro della cucina di casa nostra come Massimo Bottura. E a sancire l’inizio di una collaborazione che vede come co-protagonisti le più importanti organizzazioni dei produttori e dei consumatori italiani la presenza del Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania.
“In un momento in cui il Paese sta cercando nuove strade per tornare a crescere noi offriamo una esperienza concreta nell’agroalimentare, leva competitiva che mette a sistema le straordinarie capacità imprenditoriali e le potenzialità dei nostri territori, a cominciare da quelle inespresse del mezzogiorno” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “l’Italia costruirà il proprio futuro tornando a fare l’Italia, ovvero valorizzando al meglio quello che ha già di unico e di esclusivo, a cominciare dal cibo”.
“Noi di Coop crediamo che questo non valga soltanto come un progetto a sé e comunque si tratta di un progetto di indiscutibile valore - spiega Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia- ma che sia anche la dimostrazione concreta di come Coop, con la sua identità di catena distributiva italiana, metta a disposizione la sua organizzazione e agisca concretamente con le organizzazioni che, con ruoli diversi, hanno comunque a cuore l’agricoltura del nostro Paese. E questo dialogo che porta a risultati concreti non può che generare significativi benefici per tutti i soggetti interessati compresi i consumatori italiani che ottengono così una pasta di ottima qualità al prezzo più giusto".
«Coop, Coldiretti e la nostra associazione di imprese lanciano un progetto di co-imprenditorialità – ha sottolineato il presidente di Legacoop Agroalimentare, Giovanni Luppi – che porterà benefici a tutta la filiera e ai consumatori. È un fatto molto positivo che si inserisce all’interno di una strategia di cooperazione tra produttori, trasformatori e distributori che perseguiamo da tempo».
Tra gli altri co-protagonisti il CSQA, l’ente di certificazione indipendente che ha il compito di tracciare l’intera filiera e che ha guidato i tre protagonisti del progetto nel percorso di coinvolgimento che ha permesso di giungere alla definizione concordata del prezzo minimo equo da pagare agli agricoltori. Ovvero un prezzo adeguato sia per gli investimenti effettuati sia per la remunerazione del lavoro e dei mezzi di produzione. Per gestire nel tempo il progetto inoltre è attivato un Comitato di Gestione della Filiera in Coimprenditorialità a cui spetta anche la decisione sul reinvestimento degli utili al singolo agricoltore che il prezzo del grano coprirà in ogni caso i costi di produzione e al consumatore di acquistare la migliore qualità al giusto prezzo.
PASTA, VENDITE IN AUMENTO
EXPORT SALE ED È BOOM IN CINA (+60%)
La pasta è presente tutti i giorni sulle tavole di dieci milioni di italiani e ritorna a essere nel pieno della crisi un prodotto di punta nella nostra alimentazione tanto che nel 2012 si è registrato un aumento nelle vendite pari al 4,7%. Lo sostiene una analisi di Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop diffusa in occasione della presentazione il 20 aprile della “prima pasta tutta italiana dal campo allo scaffale”. Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali con circa 26 chili per persona nell’ultimo anno, una quantità che è stata tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese.
Nel podio dei mangiatori di pasta salgono - precisano Coldiretti, Legacoop Agroalimentare e Coop - l’Italia con i 26 chili all’anno a testa, il Venezuela con 13 chili all’anno a testa e la Tunisia con 12 chili all’anno a testa. In Italia sono consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro.
L’Italia è leader anche nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate), del Brasile (1,3 milione di tonnellate) e della Russia (858 mila tonnellate). In altre parole è un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia. Nel corso del 2011 sono aumentate dell’8 per cento le esportazioni in valore di pasta italiana nel mondo ma un aumento record del 60 per cento si è verificato in Cina dove comunque la domanda resta contenuta. La pasta italiana è entrata nelle abitudini alimentari in tutti i continenti con 2 miliardi di valore dell’export anche se i consumatori più appassionati di pasta italiana sono i tedeschi, seguiti nell’ordine dai francesi, dagli inglesi, dagli statunitensi e dai giapponesi.
La riscossa della pasta ha trainato anche le semine di grano duro in Italia che avrebbero fatto segnare nel 2012 un incremento di circa 150 mila ettari (+13% su base annua), ammontando complessivamente a 1,35 milioni di ettari, sulla base di una indagine Ismea. A livello regionale si stimano aumenti consistenti in Puglia e nelle Marche (+15 per cento circa) e in Sicilia (+20 per cento) mentre in controtendenza sarebbe invece la Basilicata dove gli ettari avrebbero subito una contrazione di circa il 10 per cento.
L’italianità della pasta è considerata il vero valore aggiunto del prodotto secondo un sondaggio online condotto dal sito www.coldiretti.it. Nella scelta della pasta il 56% considera infatti fondamentale l’italianità, il 26% il formato, l’11% il prezzo più basso e solo il 7% cento la marca famosa.