17 Febbraio 2009
Direttiva nitrati: positiva la ripresa del confronto tra Ministero, regioni e le organizzazioni agricole

La Coldiretti del Friuli Venezia Giulia esprime un giudizio più che positivo sul fatto che il Ministro Zaia abbia sollecitato l’ufficio competente del Ministero delle politiche Agricole alimentari e forestali, sulla ripresa del confronto tra le Regioni e le organizzazione professionali agricole in merito allo stato di attuazione della direttiva nitrati”
“È un segnale – afferma il presidente della Coldiretti del Friuli Venezia Giulia Dario Ermacora – che esprime la volontà di riprendere l’attività di concertazione, individuando, rispetto alla problematica, un percorso di lavoro condiviso ma soprattutto rispondente a quelle che sono le reali esigenze del nostro territorio e delle imprese del Friuli Venezia Giulia”.
La direttiva nitrati ha un enorme impatto sulle attività agricole, in termini di vincoli e divieti imposti, oneri gestionali e burocratici. I comuni delimitati in regione sono 67 in provincia di Udine con una superficie agricola utilizzata di oltre 175 mila ettari e uno in provincia di Pordenone con oltre tre mila e 200 ettari.
La Coldiretti in regione ha organizzato circa trenta incontri informativi, dove sono state invitate circa oltre cinque mila aziende socie.
“È rilevante che Zaia abbia intrapreso questa iniziativa - commenta Elsa Bigai direttore della Coldiretti regionale –. Da tempo Coldiretti in più momenti e modi ha avviato azioni per affrontare la questione nitrati. Bisogna ricordare – continua la Bigai - che la direttiva è stata fatta per alcune aree del Nord Europa e poi calata anche in Italia con tutti i risvolti del caso, visto e considerato che noi non abbiamo gli stessi problemi di altri paesi dove gli allevamenti sono fortemente intensivi. Ora - sottolinea il direttore – è giunto il momento che l’Italia avvii un confronto ma soprattutto una negoziazione con la Comunità europea, affinché la direttiva sia rivista. In questa logica, con i necessari supporti del mondo scientifico, occorre ottenere le deroghe che alcuni Paesi del Nord già hanno, prevedere un piano strategico e risorse che consentano alle imprese di adeguarsi agli obblighi previsti dalla direttiva ma anche – conclude la Bigai – delle soluzioni tecnologiche e impiantistiche per trasformare gli effluenti in compost da riutilizzare nel ciclo agricolo”.