8 Novembre 2008
Crisi economica

 “Da un lato cresce il numero di quanti sono costretti a ricercare prodotti a basso prezzo dall’altro si assiste ad un consolidamento della domanda di prodotti di alta qualità tradizionalmente acquistati da fasce di cittadini ad alto reddito. Gli effetti della crisi finanziaria non si fanno infatti sentire sui prodotti di elevata qualità e cresce dell’8 per cento la percentuale dei cittadini che acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine (sono il 28 per cento) e del 23 per cento di quelli che comperano cibi biologici, i quali però interessano una fetta più ridotta della popolazione (il 16 per cento)”.
Questi sono alcuni dei dati emersi da una indagine Coldiretti-Swg.
Da un’analisi della Coldiretti, inoltre, risulta che la spesa alimentare è la seconda voce dopo l’abitazione e assorbe il 19 per cento della spesa mensile totale delle famiglie, per un valore di 466 euro al mese destinati nell'ordine principalmente all'acquisto di carne per 107 euro, di frutta e ortaggi per 84 euro, di pane e pasta per 79 euro e di latte, uova e formaggi per 62 euro, pesce per 42 euro, zucchero, dolci e caffè per 32 euro, bevande per 42 euro e 18 euro per oli e grassi.
“L’aumento dei prezzi alimentari – rileva il presidente della Coldiretti del Friuli Venezia Giulia Dimitri Zbogar - incide sopratutto sugli anziani e sulle famiglie numerose con le coppie con tre o più figli che destinano porzioni più elevate del proprio reddito all’acquisto di cibi e bevande con una percentuale superiore del 21 per cento della spesa complessiva”.
Secondo i dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre nel 2008 sono complessivamente rimaste stagnanti le quantità acquistate, ma si sono verificate variazioni nella composizione della spesa. Più pollo e meno bistecche. Si sono infatti ridotti i consumi di pane (- 2,5 per cento), carne bovina (- 3,0 per cento) frutta (- 2,6 per cento) e ortaggi (- 0,8 per cento), mentre tornano a salire quelli di pasta (+ 1,4 per cento), latte e derivati (+1,4 per cento) e fa segnare un vero boom la carne di pollo (+ 6,6 per cento).
A ciò si aggiungono ancora i dati dell’indagine Coldiretti-Swg dove la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale.
“L'Italia si trova peraltro avvantaggiata in questo percorso – commenta il direttore della Coldiretti Elsa Bigai- grazie all'approvazione della legge sull'etichettatura d'origine obbligatoria degli gli alimenti ottenuta con il sostegno di un milione di firme raccolte dalla Coldiretti. Un pressing – aggiunge il direttore - che ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004 il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, dall'obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all'etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005, all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008 e all’ultimo obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma molto– conclude la Bigai - resta ancora da fare perché l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per i formaggi non a denominazione di origine e così rischiamo di mangiare la pizza con la mozzarella romena o lo stracchino trasformato con il latte che arriva da chi sa dove”.