29 Agosto 2009
COLDIRETTI, PREZZI DIMEZZATI PER LA FRUTTA ALLA PRODUZIONE

Ermacora, ma al consumo continuano a crescere.

I prezzi alla produzione della frutta estiva come le pesche sono praticamente dimezzati rispetto allo scorso anno su valori che mettono a rischio il futuro del made in Italy. Lo evidenzia il presidente di Coldiretti del Fvg Dario Ermacora in occasione della divulgazione dei dati Istat relativi ai prezzi alla produzione dell’industria a luglio. “E' però scandaloso - denuncia Ermacora - che a fronte del crollo alla produzione si sia verificato, secondo l’Istat, un aumento tendenziale dell’1,2% dei prezzi della frutta al consumo nel mese di luglio. Le poche decine di centesimi pagate agli agricoltori si trasformano in euro sui banchi di vendita per la presenza - sottolinea Coldiretti - di pesanti distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che danneggiano consumatori ed imprese agricole alle quali vengono riconosciuti compensi che non coprono i costi”.

A causa della moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola è scomparso – precisa Coldiretti - oltre un terzo del frutteto italiano (-34,4%) negli ultimi dieci anni con effetti sui redditi degli imprenditori agricoli, sul paesaggio della campagna italiana e sulla salute dei cittadini, che hanno ridotto il consumo di componenti indispensabili della dieta mediterranea. A registrare il calo più drastico i limoni che - sottolinea la Coldiretti - sono quasi dimezzati (- 47%), seguiti dagli agrumi e dai piccoli frutti (- 42%, da peri e peschi (- 38%), aranci (- 34%) e meli (- 23%), secondo i dati Istat relativi al periodo 1997-2007.

Sotto accusa per la Coldiretti c’è la grande distribuzione organizzata, attraverso la quale transita la maggioranza della frutta italiana e che è stata oggetto anche di un intervento del Parlamento Europeo secondo il quale tra i fattori che influenzano il meccanismo di trasmissione dei prezzi e il divario dei prezzi alla produzione e al consumo , vi è anche “il comportamento commerciale degli operatori lungo la catena di approvvigionamento»”. Una situazione che rende i prezzi al consumo per gli alimentari in media cinque volte più alti di quelli alla produzioni.

Il Parlamento esprime preoccupazione per i casi in cui la grande distribuzione sfrutta il suo potere di mercato attraverso “termini di pagamento eccessivi, contributi per l'immissione nel listino e per lo spazio sugli scaffali, le minacce di escludere prodotti dalla vendita, gli sconti retroattivi su beni già venduti, i contributi ingiustificati alle spese pubblicitarie oppure l'insistenza sulla fornitura esclusiva” mentre suggerisce anche l'adozione di politiche che favoriscano un contatto più diretto tra consumatori e produttori locali come ad esempio, di promuovere aree destinate alla vendita diretta dei prodotti agricoli.

La relazione approvata dal Parlamento Europeo sollecita l'apertura di un’indagine sulle concentrazioni di mercato e sui cartelli nel settore del commercio al dettaglio, nonché l'applicazione di sanzioni in caso di irregolarità. Il Parlamento suggerisce l’adozione di politiche che favoriscano un contatto più diretto tra consumatori e produttori locali come le vendite dirette degli agricoltori ed i farmers market che grazie all’impegno della Coldiretti coinvolgono già in Italia oltre 60mila imprese agricole e centinaia di piccoli e grandi centri.