28 Aprile 2017
CINGHIALI E FAUNA SELVATICA

I dati sono allarmanti. Come pure gli incidenti conseguenti alla proliferazione della fauna selvatica sul territorio. Le cronache sono le stesse in tutta Italia. L’ultimo drammatico incidente a Roma: un cinghiale in mezzo alla strada ha provocato la morte di un uomo in motocicletta. Da Genova si segnalano addirittura catture sul lungomare e sulle spiagge. L’escalation dei danni, delle aggressioni e appunto degli incidenti che hanno causato purtroppo anche vittime è l’effetto della incontrollata proliferazione degli animali selvatici.
Qualche numero? La presenza dei cinghiali presenti in Italia ha superato abbondantemente il  milione di unità, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città. Negli ultimi dieci anni, stima la Coldiretti nazionale, la presenza di questi animali è praticamente raddoppiata. Un vero e proprio esercito che assedia le campagne, dalla pianura alla montagna, con attacchi quotidiani alle colture, radendo al suolo campi di grano, mais, orzo, ma anche le produzioni tipiche, dalle castagne al farro, delle mele all’uva, che gli agricoltori hanno salvato in questi anni dall’estinzione per poi rischiare di vederle sparire a causa della pressione dei selvatici.
La denuncia non può non arrivare anche dalla Coldiretti del Friuli Venezia Giulia. Il fenomeno riguarda il Carso, ma non solo. Anche la provincia di Gorizia quella di Udine e di Pordenone ne sono colpite pesantemente. La sicurezza nelle aree rurali e nelle periferie dei centri urbani è in pericolo per il proliferare di fauna selvatica, con un’invasione che rappresenta un grave pericolo per le cose e le persone. Gli animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, causano incidenti stradali provocano un danno, è ancora la stima di Coldiretti nazionale, pari a 100 milioni di euro.
Non si tratta quindi più solo una questione di risarcimenti danni agli agricoltori, ma di sicurezza della popolazione; e va affrontata con decisione. Riguarda in primis i cinghiali, ma per l’agricoltura i guai arrivano anche da cervi, corvi e altri uccelli. Importante, a questo proposito, puntare su un corretto rapporto tra il territorio e i soggetti che lo “utilizzano”. Fondamentale, per esempio, consolidare un quadro di comportamenti condivisi tra mondo agricolo e mondo venatorio (sconfortante, su questo punto, che il piano faunistico venatorio regionale rimanga in attesa di approvazione da una quindicina d’anni), mentre alcune posizioni di tipo ideologico poco aiutano a risolvere il  problema.
Come Coldiretti non possiamo infine non ricordare come la proposta del piano Lupo presentata dal ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, con tanto di validazione da parte di una settantina di scienziati e il via libero tecnico all’unanimità della Conferenza Stato-Regioni è stato rinviato all’unanimità dai governatori su richiesta del presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini.
Vicenda nazionale, ma emblematica anche per il nostro territorio. Continua a mancare, purtroppo, un’azione di tutela, su questo tema, dell’agricoltura. Anzi, si complica il percorso di tanti giovani che, faticosamente, sono tornati per ripristinare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Senza i pascoli le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. Coldiretti si aspetta che le energie positive che si sono mobilitate nell’occasione del piano Lupo si traducano in impegno concreto per tutelare un bene comune con un sostegno pubblico a sistemi di difesa appropriati e un rapido e adeguato rimborso dei danni, senza se e senza ma.