In questi ultimi tempi si parla molto delle problematiche legate all’uso-abuso dello strumento dei voucher nel mondo del lavoro.
Coldiretti ha sempre sostenuto e sempre sosterrà l’uso dei voucher in agricoltura. E lo fa partendo da alcuni dati che sono emblematici. Innanzitutto ricorda che i voucher sono nati nel 2008 per rispondere ad un’esigenza del lavoro stagionale in agricoltura. Le figure che potevano essere assunte con questo sistema erano, e tali sono rimaste a tutt’oggi, i pensionati, gli studenti tra i 16 ed i 24 anni ed i percettori di misure di sostegno al reddito (cassintegrati, lavoratori in mobilità, ecc.)
Nel 2008 il 99,87% dei voucher venduti in Italia erano per impieghi agricoli, il 99,51% in Friuli Venezia Giulia. Erano 535.314 i voucher venduti in Italia, 27.557 in Friuli Venezia Giulia.
Le modifiche che ha poi subito la norma nel corso degli anni con l’apertura a tutti gli altri settori e, sempre per quest’ultimi, per tutte le figure possibili, hanno fatto esplodere il problema.
Gli ultimi dati a disposizione, quelli del primo semestre del 2016, evidenziano che per l’agricoltura sono stati venduti in Italia 764.762 voucher, 75.572 in Friuli Venezia Giulia.
Nello stesso periodo sono stati venduti per tutti i settori 70.021.438 in Italia, 3.118.703 in Friuli Venezia Giulia. Come a dire che in Italia solo l’1,09% dei voucher venduti riguarda l’agricoltura, il 2,42% in Friuli Venezia Giulia.
I dati quindi confermano che i voucher sono uno strumento utile e necessario se legati a determinate figure e per determinati lavori, che hanno permesso di non destrutturare il mercato del lavoro in agricoltura.
Per questo Coldiretti si batterà per il loro mantenimento a queste condizioni con un aspetto in più: la semplificazione delle procedure visto e considerato che i numeri certificano che l’impalcatura del sistema dei voucher utilizzato per l’agricoltura ha ridotto a zero il rischio di un loro abuso.
22 Febbraio 2017
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