La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione dei prodotti alimentari made in Italy sono stati al centro dell’intervento del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo a Mestre al vertice Triveneto in occasione dell’Expo tour. Ne ha parlato a lungo partecipando al forum internazionale sulla tutela del cibo vero al Parco tecnologico padano di Lodi con il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. “Ad essere colpiti sono i settori più dinamici dell’agroalimentare italiano come gli spumanti che, con un balzo del 20% nelle bottiglie spedite all’estero, sorpassano lo Champagne e conquistano le tavole nel mondo con un record storico” ha aggiunto Moncalvo alla presenza anche di una nutrita delegazione di dirigenti di Coldiretti con il presidente Dario Ermacora e il direttore Danilo Merz.
Una situazione intollerabile e che sarà affrontata a breve come ha riferito lo stesso Moncalvo: “La trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Tansatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso sul mercato statunitense. A questa realtà - ha detto - se ne aggiunge una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati e la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero made in Italy’, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta.
Esempi eloquenti di italian sounding sono stati esposti lunedì 23 marzo alla fiera di Verona nel corso di VinItaly. Nell’angolo della vergogna sono state esposte dalle polveri magiche per fare le più note Doc, dal Chianti bianco svedese al Kressecco tedesco, dal Barbera rumeno al Bordolino bianco argentino. La stagnazione dei consumi interni, insieme alla crescita dei mercati esteri, rende più urgente - sottolinea la Coldiretti - l’intervento delle istituzioni per tutelare le esportazioni di vino Made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali, per non vanificare la grande opportunità che viene dall’Expo.
Dall’inizio della crisi, infatti, è sparito dalle tavole degli italiani un bicchiere di vino su cinque ed i consumi di vino sono scesi al minimo storico dall’unità d’Italia nel 1861. Se all'estero i problemi vengono dalle imitazioni, in Italia sono crollati gli acquisti di vino delle famiglie e i consumi nazionali – sottolinea la Coldiretti - sono scesi attorno ai 20 milioni di ettolitri, dietro Stati Uniti e Francia, con un taglio del 19% dall’inizio della crisi nel 2008. Se la media di consumo è al di sotto dei 37 litri a persona, solo il 21% degli italiani beve vino tutti i giorni e addirittura quasi la metà degli italiani (48,4%) non lo beve mai durante l’anno. Sta cambiando la geografia del vino e se i dati disponibili mostrano un consolidamento del consumo mondiale stimato nel 2014 attorno ai 243 milioni di ettolitri, l’andamento non è più trainato dai paesi tradizionalmente produttori e consumatori come Italia e Francia, bensì dalla nascita e dallo sviluppo di nuovi poli di consumo. La Cina in pochi anni è diventata il quinto Paese consumatore ed oggi circa il 39% del vino prodotto viene consumato in paesi non europei, rispetto al 31% del 2000.
In Italia si beve meno, ma si beve meglio con il formato più venduto che è stato quello delle bottiglie da 0,75 litri a denominazione d'origine che può contare su una offerta made in Italy di 74 etichette Docg, 341 Doc e 123 Igt.
Il risultato - sottolinea Coldiretti - è che la quantità di vino made in Italy consumato all’interno dei confini nazionali è risultata addirittura inferiore di quella consumata nel mondo. Nonostante l’aumento dello 0,8% nelle bottiglie esportate per un quantitativo di 20,4 milioni di ettolitri, l'Italia nel 2014 è stata sorpassata dalla Spagna (22,6 milioni di ettolitri, il 22% in più sul 2013), dopo essere stata infatti a lungo il primo fornitore mondiale.
A trainare l’export - precisa la Coldiretti - sono le bollicine che mettono a segno nel 2014 un aumento del 18,2% nelle numero di bottiglie esportate. Ad apprezzare il vino italiano sono soprattutto gli Stati Uniti che ne hanno importato quasi 6 milioni di ettolitri e a seguire la Germania e la Gran Bretagna entrambi con quasi 3 milioni di ettolitri. In termini di valore il vino - continua la Coldiretti - resta la prima voce dell’export agroalimentare italiano con un fatturato di 5,1 miliardi nel 2014, in crescita dell'1,4% sul 2013 ma dietro la Francia sempre prima in termini di fatturato legato all'export vinicolo con 7,7 miliardi di euro.
23 Marzo 2015
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