“Dopo averle illuso gli allevatori anche del Fvg, il Governo Monti ha fatto retromarcia sul decreto nitrati, approvato solo pochi mesi dallo stesso esecutivo all’interno del Decreto Sviluppo. Mi auguro che Governo nazionale e quello regionale si assumano ora le loro responsabilità e non lascino le imprese agricole in mezzo al guado”. Lo denuncia il presidente di Coldiretti del Fvg Dario Ermacora che invita il Governo ad intervenire urgentemente per uscire da una situazione che paradossalmente rischia di essere peggiore di quella procedente. Anche le Regioni del nord Italia, proprio su invito del Governo, hanno fatto marcio indietro, mentre la nostra, il Fvg, non si è nemmeno presentata al vertice delle regioni del Nord Italia”.
“É il solito pasticcio all’italiana. Il Governo prima approva una norma, poi non la difende in sede Ue, e infine scarica la responsabilità di decidere alle Regioni e il rischio di pagarne le conseguenze alle imprese agricole alle quali l’Ue potrebbe trattenere direttamente parte delle risorse previste dalla Pac qualora le imprese applicassero la norma approvata dal Governo italiano”, aggiunge Ermacora. Una situazione che si sta avvitando su se stessa anche perché le regioni hanno preso strade diverse. Mentre l’Emilia Romagna ha infatti deciso di applicare la vecchia norma, tutte le altre, compreso il Fvg, hanno decisono di congelare per ora ogni decisione. “Ci auguriamo che le nuove maggioranza che guideranno il Fvg e il governo nazionale – dice ancora Ermacora – prendano in mano questo problema e lavorino per risolverlo”.
I fatti. La norma del governo Monti sui nitrati sospendeva per gli allevatori l’obbligo di osservare i limiti imposti nelle aree sensibili e imponeva alle regioni di dare vita a degli studio per individuare la provenienza dei nitrati, visto che è ormai condiviso l’assunto che l’agricoltura sia solo una delle cause, per altro marginali, dell’inquinamento delle acque. Ma la Ue ha minacciato di inviare all’Italia un avviso di avvio di una procedura informativa pre-infrazione e l’Italia ha fatto retromarcia. Si torna quindi al divieto di superare i 170 chili di azoto per ettaro l’anno stabiliti per le aree vulnerabili nel pieno rispetto della direttiva (anziché ai 340 chili), fino a quando non sarà stata chiarita la compatibilità della norma con il diritto comunitario.