Vale circa un miliardo lo sconto sulla spesa degli italiani determinato dal rinvio dell’aumento dell’Iva ma soprattutto evita effetti depressivi sui consumi alimentari a danno delle imprese e dei consumatori. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare quanto previsto nella bozza di dl sulla spending review che sposta l’aumento Iva al luglio 2013. L’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento secondo uno studio della Coldiretti - colpirebbe alcuni prodotti di largo consumo come l’acqua minerale, la birra e il vino, ma anche specialità come i tartufi mentre se l’intervento interessasse anche quello dal 10 al 12 per cento potrebbero essere colpiti dalla carne al pesce, dallo yogurt alle uova, ma anche il riso, il miele e lo zucchero. Un duro colpo per gli italiani che stanno già applicando la spending review a tavola dove nei primi cinque mesi del 2012 hanno portato più pasta (+3 per cento) e meno bistecche (-6 per cento) ma anche acquistato più farina (+8 per cento), uova (+6 per cento) e burro (+4 per cento) mentre sono stati tagliati i vizi di grandi e piccini con riduzioni che vanno 6 per cento per le caramelle al -3 per cento dei liquori. Occorre però sopratutto cogliere l’occasione della spending review per togliere di mezzo una volta per tutte quegli adempimenti burocratici inutili che tolgono all’attività di impresa vera 100 giorni l’anno, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Il vero vantaggio di una spending review “possibile” - ha sottolineato Marini - non è solo nel taglio del personale pubblico che sarà difficile per il costo sociale che ne deriverebbe ma nel recupero di almeno 100 giornate di lavoro all’anno che gli imprenditori perdono per stare dietro alle carte e che vale qualche punto di Pil. L’inefficacia della politica - ha sottolineato Marini - si traduce anche in una ridotta qualità dell’attività legislativa che spesso rimanda a provvedimenti amministrativi che alimentano una tecnocrazia fine a se stessa che mette a rischio la competitività delle imprese. Nell’ultima legislatura è stato impiegato in media quasi un anno (359 giorni) per approvare ciascuna delle proposte di legge di iniziativa parlamentare. Si tratta di un record negativo a livello comunitario con il parlamento spagnolo che ha impiegato in media 163 giorni per approvare una legge nella IX legislatura (1aprile 2008 - 13 dicembre 2011) e quello francese 271 giorni nella XIII legislatura ( periodo 20 giugno 2007 - 30 settembre 2011) ma che - ha affermato Marini - fa addirittura impallidire la pesante burocrazia dell’Unione Europea dove, nel periodo dall’avvio del Trattato di Lisbona ad oggi, per completare un processo legislativo, tra Commissione, Parlamento e Consiglio dei Ministri a 27, si è impiegato in media “appena” 264 giorni, il 36 per cento di tempo in meno. Il problema è però che in molti casi - ha concluso Marini - le procedure di approvazione a livello nazionale e comunitario si intersecano o si sommano e i tempi di attesa per i cittadini e le imprese si moltiplicano mentre la burocrazia sulla quale speriamo possa intervenire la spending review si moltiplica.
6 Luglio 2012
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